Dreamwork China – La moderna classe operaia

In by Simone

China Files è lieta di presentarvi Dreamwork China. Un lavoro difficile sugli operai che lavorano nell’area industriale di Shenzhen, una delle "fabbriche del mondo". Tutti giovanissimi, ognuno di questi ragazzi rincorre il proprio sogno di benessere. Si cominciano anche a intravedere organizzazioni che si occupano del diritto del lavoro. I. Franceschini,  uno degli autori, ci racconta le genesi del documentario e le sue parole chiave: lavorare senza certezze, obiettivi, diritti, sogni… Buona visione!
Ogni anno, da almeno un paio di decenni, la stampa internazionale versa fiumi d’inchiostro per raccontare quelle che sono le condizioni di lavoro dei lavoratori cinesi nella “fabbrica del mondo”. A volte, pagine e pagine vengono dedicate alla denuncia di fenomeni di sfruttamento più o meno estremo che, guarda caso, in genere coinvolgono fornitori di grande aziende transnazionali; a volte, invece, si sceglie di sottolineare come la Cina, permettendo l’esistenza di simili realtà, comprima il costo del lavoro, finendo per danneggiare i lavoratori e le imprese di casa nostra.

Eppure, soffermandosi sull’aspetto della denuncia sociale, spesso declinata in termini di “diritti umani” o “sfruttamento”, si rischia di perdere di vista quel che è l’aspetto più quotidiano del lavoro in Cina, la dimensione umana dei lavoratori che producono tanta parte dei nostri beni di consumo. Ad esempio, una cosa che a volte tende a sfuggire a chi si occupa di Cina contemporanea standosene a migliaia di chilometri di distanza, è il fatto che negli ultimi anni in Cina si è assistito all’emergere di una nuova “classe” operaia, costituita da giovani nati negli anni Ottanta e Novanta. Si tratta di un gruppo sociale che, pur conservando forti tratti di continuità con la precedente generazione di ultratrentenni e quarantenni, presenta caratteristiche ed esigenze tutte nuove.

Dreamwork China (ita) from Cineresie on Vimeo.

Con Dreamwork China, abbiamo cercato di gettare uno sguardo trasversale su alcuni esponenti di questa nuova generazione, soffermandoci sulla loro dimensione esistenziale, oltre che lavorativa. Innanzitutto, ci siamo interrogati sui sogni e gli obiettivi di questi giovani lavoratori: che cosa sognano nelle pause dal lavoro alla catena di montaggio? quali sono le loro speranze per il futuro? Per trovare alcune prime risposte, ci siamo appostati in uno studio fotografico nei pressi di uno degli impianti Foxconn di Shenzhen e, con Tommaso Bonaventura di Contrasto, abbiamo cercato di convincere i ragazzi di passaggio a farsi fotografare ed eventualmente intervistare. È stata dura: per ogni lavoratore che accettava di posare davanti alla macchina fotografica, ce n’erano dieci che rifiutavano e anche di quelli che accettavano, solamente una minima parte osava parlare di fronte alla telecamera.

A partire da queste interviste, abbiamo potuto ricostruire uno spaccato della vita quotidiana di questi giovani lavoratori, esistenze costruite in un equilibrio precario tra l’insoddisfazione per la vita in fabbrica e le aspettative per il futuro. A questa prima prospettiva, abbiamo deciso poi di affiancare un’ulteriore ricerca, questa volta riguardante la questione più delicata del diritto e dei diritti. In particolare, abbiamo cercato di capire quanto fosse fondata l’idea, affermatasi in seguito alla serie di suicidi alla Foxconn e all’”ondata” di scioperi della primavera del 2010, che i lavoratori cinesi si siano finalmente “svegliati” dopo anni e anni di passività. Ecco dunque che abbiamo condotto una seconda serie di interviste non solo tra i lavoratori, ma anche tra gli attivisti delle organizzazioni della società civile di Shenzhen e dei dintorni.

Dreamwork China è il prodotto finale di quei mesi di lavoro. Chi lo vedrà nella sua versione integrale – e speriamo che presto avremo occasione di mostrarvelo nel corso di alcune proiezioni pubbliche in Italia, che troverete segnalate a questo sito – si renderà conto che il documentario, più che seguire una narrazione lineare, ruota a suggestioni legate ad alcune parole chiave nella vita del migrante di oggi: il lavorare senza certezze (dagong), gli obiettivi (mubiao), i diritti (quanli), i sogni (mengxiang) e così via. Non c’è voce narrante e volutamente abbiamo evitato di suggerire allo spettatore qualsiasi rilettura macroscopica. In fondo, la nostra idea è sempre stata quella di dare a questi ragazzi una voce con cui raccontare le proprie esistenze sospese.

[Foto credits: http://www.dreamworkchina.tv/]

* Ivan Franceschini è dottorando di ricerca presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Dal 2006 vive e lavora in Cina, dove si occupa principalmente di questioni legate al mondo del lavoro. Nel 2009 ha pubblicato il volume Cronache dalle fornaci cinesi e nel 2010 con Renzo Cavalieri ha curato Germogli di società civile in Cina. Scrive regolarmente su Cineresie.info, blog di approfondimento sulla Cina contemporanea, di cui è co-fondatore. Per Dreamwork China ha curato ricognizione sul campo, scrittura e interviste.