(In collaborazione con AGICHINA24)
Il Premio Confucio per la pace, istituito l’anno scorso come contraltare del Premio Nobel, è nel caos più totale. Nell’attesa di capire se e quando si darà e – soprattutto – da chi verrà patrocinato, potete votare sullo Shanghaiist: chi vuoi che vinca il Premio Confucio per la Pace?
La maledizione di Confucio si è rivoltata contro il singolare premio intitolato allo stesso leggendario pensatore cinese. La struttura del confucianesimo, che per centinaia di anni è stata alla base dell’impalcatura imperiale della Cina tradizionale, è contraddistinta dalla sua rigidità, fatta di norme inderogabili pensate per regolare ogni sfaccettatura della società.
La si può descrivere – con un po’ di fantasia e rischiando di far storcere il naso al mondo accademico – come un’ultraburocrazia sociale: se i rapporti interpersonali venivano impostati rispettando la gerarchia prestabilita – in ordine: imperatore e suddito, fratello maggiore e fratello minore, marito e moglie, padre e figlio e l’unico rapporto paritario, quello amicale – non si sarebbe mai incappati nell’errore, la società si sarebbe mantenuta sana ed armoniosa.
La scorsa settimana il Ministero della Cultura cinese ha dovuto ristabilire il corretto ordine gerarchico, richiamando all’ordine l’Associazione delle arti locali cinesi, ente non governativo promotore del Premio Confucio per la Pace. Il premio aveva avuto lo scorso anno una gestazione pressoché fulminea: dopo l’assegnazione del Nobel per la Pace a Liu Xiaobo, consegnato simbolicamente ad una sedia vuota in Norvegia, la sconosciuta associazione artistica con sede a Pechino decise di creare in fretta e furia un contropremio della pace vista dalla Cina, indicando un vincitore più meritevole di tale onore internazionale.
Il Premio Confucio 2010 andò a Lian Chen, ex premier della Repubblica di Cina (leggi Taiwan) e presidente onorario del Partito nazionalista cinese, che però nella Repubblica popolare viene descritto con un più politicamente corretto “ex vice presidente di Taiwan” – virgolettato compreso – in ottemperanza alla politica di Una sola Cina.
Nonostante un ampio consenso degli ambienti ufficiali cinesi ed editoriali grondanti lodi per la creazione di un premio per la Pace degno di questo nome, la cerimonia di premiazione ha subìto tutti gli imprevisti del bello della diretta: il presidente Lian, scelto dalla giuria grazie al contributo per il miglioramento dei rapporti dello Stretto – noi diremmo, sbagliando, tra Cina e Taiwan- non sapeva nemmeno di essere tra i candidati e quindi non si presentò a ritirare il premio. Per evitare una seconda sedia vuota nel panorama internazionale, gli organizzatori decisero di consegnare simbolicamente il premio ad una bambina molto fotogenica.
A distanza di un anno il comitato promotore si stava preparando a replicare, facendo filtrare verso la metà di settembre i nomi dei candidati all’edizione 2011 del Premio Confucio: il presidente sudafricano Jacob Zuma, Vladimir Putin, Angela Merkel, l’ex segretario dell’Onu Kofi Annan, Gyaltsen Norbu – meglio conosciuto come Panchen Lama, la carica religiosa del buddismo tibetano appuntata dal governo cinese – Bill Gates, il politico taiwanese James Soong ed infine Yuan Longping, scienziato cinese padre del “riso ibrido”, che i più attenti ricorderanno come uno dei protagonisti del video trasmesso dal maxischermo di Time Square per preparare la visita del presidente Hu Jintao negli Stati Uniti lo scorso gennaio.
Questa volta l’iniziativa non ha però riscosso l’entusiasmo atteso dalle autorità cinesi: prima, tramite il portavoce del Ministero degli Esteri, si sono dissociate dall’evento; poi hanno intimato a Wang Shenggui, membro della giuria dello scorso anno, di fermare tutto immediatamente, perché l’Associazione delle arti locali cinesi, assegnando un premio per la Pace, stava agendo al di fuori delle proprie competenze artistiche.
Al momento la situazione rimane caotica: sembra che il veto si sia abbattuto sul Premio Confucio autogestito in preparazione della versione ufficiale del Premio Confucio patrocinata direttamente dal governo cinese, ma Liu Haofeng – presidente della giuria 2011 – è intenzionato comunque ad andare fino in fondo, rivendicando il diritto della sua associazione di assegnare i premi un po’ a chi gli pare.
In attesa di scoprire il vincitore del Premio Confucio non ufficiale per la Pace – o forse del Premio dell’Associazione delle arti locali cinesi di Liu Haofeng per la Pace – è possibile comunque votare su Shanghaiist: “Chi vorresti vincesse il Premio Confucio per la Pace?
Davanti ad un tale disordine sprezzante delle più elementari regole confuciane, il maestro Kongzi – come si chiama in Cina – avrebbe sicuramente avuto di che dissentire.
[Foto credits: gabrielelaporta.com]