L’uomo più ricco della Cina potrebbe essere il primo imprenditore privato ad entrare nel Comitato centrale del Partito comunista cinese. È un momento significativo per il sistema politico, ma cosa vuol dire? Accettare la corruzione o tutelare gli imprenditori privati?
Un capitalista nella stanza dei bottoni. L’uomo più ricco della Cina potrebbe essere il primo imprenditore privato ad entrare nel Comitato centrale di un partito che si definisce – ancora oggi – comunista. Un contrappasso letale per una Cina immaginata ancora assediata da guardie rosse e collettivismo maoista, un semplice segno dei tempi per il paese che racchiude in sé tutte le contraddizioni di uno sviluppo ineguale, apparentemente senza limiti e dai tanti record.
Liang Wengen è l’uomo più ricco della Cina con un patrimonio di circa 10 miliardi di dollari. Viaggia in limousine, si sposta in elicottero. È cresciuto in una famiglia povera tra le montagne di Lianyuan, intrecciando, assieme ai suoi genitori, cesti e altri oggetti di bambù. Ha fatto l’università, ha lavorato nell’azienda di proprietà del ministero dell’industria che produceva armi e poi ha fondato la Hunan Sany Group, un’azienda che produce macchinari industriali. Gli affari sono andati bene. Non potevano andare diversamente in un paese in cui l’urbanizzazione ha bisogno costante di strade, palazzi, costruzioni, grandi opere. In silenzio e fuori dai riflettori, Liang Wengen è diventato così l’uomo più ricco della Cina, secondo Forbes e Hurun.
Iscritto al Partito dal 2004 Liang Wengen, più di ogni altra cosa, potrebbe essere il primo imprenditore privato a fare parte dei 198 membri permanenti del Comitato centrale del Partito comunista, ovvero la più alta carica del Partito.
Quello che nei giorni scorsi era una voce di corridoio, vagamente accennata dai media locali, da ieri è praticamente ufficiale. La notizia, ripresa dal Time Weekly di Canton e divenuta internazionale grazie al sito web di Singapore Zaobao; sarebbe stata confermata da un funzionario vicino ai giri politici che contano, ovvero all’ufficio organizzativo proprio del Comitato centrale. Liang Wengen sarebbe stato valutato e giudicato idoneo dagli ufficiali che dovevano esaminarlo: il prossimo ottobre quindi potrà essere nominato tra i 198 che sono al centro del potere politico in Cina.
L‘ottobre del 2012 quindi sarà non solo il momento più importante degli ultimi e dei dieci prossimi anni cinesi (verranno nominati i successori di Hu Jintao e Wen Jiabao), ma vedrà anche compiersi un percorso nato con l’apertura ai capitali stranieri di Deng Xiaoping, rifinito dalla teorie delle tre rappresentatività di Jiang Zemin, e completato dalla Cina potenza del mondo.
L’idea di un capitalista privato nel Comitato centrale, non può che scuotere parecchie coscienze in Cina. L’ultra sinistra, ad esempio, arroccata nella difesa di Mao, della rivoluzione culturale e contraria alle riforme liberiste, ha già tuonato contro l asola eventualità, accusando la politica cinese di essere ormai scesa a compromessi di ogni tipo in nome della corruzione e del malaffare. Gli ambienti più liberali, invece, hanno salutato con ottimismo la notizia, registrando la possibilità per l‘imprenditoria privata di giovare della rappresentanza politica per tutelare meglio i propri interessi, storicamente schiacciati dal capitalismo statale cinese.