Il prossimo anno, a ottobre si svolgerà il diciottesimo congresso nazionale del Partito Comunista cinese. Appuntamento importante e decisivo, visto che sancirà il passaggio di consegne dalla quarta alla quinta generazione di leader politici locali. Nell’attesa sono previsti cambiamenti anche all’interno della Commissione Militare Centrale. Le grandi manovre interne ai corridoi di Zhongnanhai, la sede dei papaveri del Partito, sono già cominciate da tempo tra probabili guerre interne per nomine e linee politiche future. Anche le notizie sulla presunta morte di un grande vecchio, Jiang Zemin, avevano scatenato le voci circa conflitti interni al Partito per la successione della sua eredità politica, sotto forma di tante nomine chiave all’interno dei vari organi che determinano la politica locale.
Tutto fa sembrare che i cambiamenti avverranno in modo pacifico, con Xi Jinping ormai salvo sorprese prossimo leader incontrastato, destinato alla successione di Hu Jintao (per altro da tempo un po’ in disparte anche mediaticamente parlando). Ma all’interno del Partito traiettorie e giochi politici non sembrano finire mai. A cambiare anche uno dei cuori pulsanti del paese, la Commissione Militare Centrale dell’Esercito: a queste modifiche rilevanti dedica uno speciale il South China Morning Post, offrendo uno sguardo ravvicinato alla politica cinese.
La Commissione Militare Centrale è il cuore della difesa cinese, uno degli apparati più importanti nel meccanismo politico controllato dal Partito Comunista, perché direttamente connesso alla gestione delle forze armate. Il presidente della Commissione è Hu Jintao, presidente della Repubblica, nonché segretario del Partito, mentre nelle consuetudini politiche cinesi, il vice nella Commissione, finisce poi per diventare il leader generale del paese. Non a caso un anno fa, quando Xi Jinping ottenne, dopo una prima fumata nera l’anno precedente, la carica di vice, si parlò molto chiaramente di successione avvenuta. A ottobre si svolgerà il diciottesimo congresso nazionale del Partito Comunista: in vista di questo appuntamento basilare nella politica cinese, il South China Morning Post, compie un focus sulla Commissione Militare Centrale di cui ben sette membri abbandoneranno le cariche.
Trattandosi di membri influenti delle forze armate, la nomina dei nuovi appartenenti, diventa fondamentale per capire quali equilibri politici stiano avendo la meglio o meno, all’interno della PCC. L’ex presidente Jiang Zemin, di cui non si sono più avute notizie circa le sue condizioni di salute, rappresenta ancora oggi un personaggio di grande rilevanza all’interno del PCC grazie alle tante nomine e alle sacche di potere create durante il suo regno. Nonostante Hu Jintao sia il Presidente della Commissione, tanti erano gli uomini posti come contrappesi dallo scaltro vecchio della politica cinese. Guo Boxiong, ad esempio, uno dei tre vice presidenti della Commissione, 69 anni e pronto al ritiro, personaggio chiave nelle file dell’Esercito cinese è considerato strettamente connesso a Jiang Zemin, come del resto Xi Jinping, il prossimo leader della Cina.
Lasceranno i loro incarichi per limiti anagrafici anche Xu Caihou , 68 anni, Liang Guanglie , 71, Chen Bingde, 70, il generale Li Jinai, 69, Liao Xilong, 71, e il comandante della seconda armata di artiglieria Jing Zhiyuan, 67 anni.
Secondo il South China Morning Post, che offre anche una infografica per dettagliare il futuro assetto della Commissione, uno dei vice di Xi Jinping sarà Chang Wanquan, già impiegato in zone sensibili, come il Xinjiang, considerato un protetto di Guo, quindi direttamente collegato al filone che risale a Jiang Zemin. Insieme a lui tanti altri “principini” a segnare la vittoria, per ora, della fazione dei taizidang all’interno del Partito Comunista Cinese.