Lo stato indiano del West Bengal, con capitale Calcutta, si compone di due regioni etniche e geografiche molto eterogenee. A sud, le pianure verdeggianti e coltivate a riso, abitate dai bengalesi, e il vasto delta paludoso del Gange. A nord, la celebre regione collinare del Darjeeling, meta turistica internazionale, rinomata per le sue piantagioni di tè e per gli scorci mozzafiato sulle montagne dell’Himalaya. Quest’ultima è abitata per il 90 % dall’etnia Gorkha, che proviene originariamente dal Nepal e conserva il nepali come lingua madre.
A partire dal secolo scorso la popolazione delle colline ha lottato incessantemente per la propria indipendenza. Sotto la guida del Gorkha National Liberation Front negli anni ’80 la protesta è sfociata nella violenza, causando in soli tre anni la morte di oltre 1200 persone. Negli ultimi tempi il movimento per la creazione del nuovo stato indiano del Gorkhaland ha formalmente adottato i metodi gandhiani di non-collabrazione, senza riuscire tuttavia ad evitare qualche incidente mortale e qualche insurrezione tutt’altro che non-violenta. Il subbuglio politico ha causato un drastico declino nell’industria del turismo e numerosi danni all’economia locale, ma con il nuovo governo regionale recentemente eletto, pare che l’incubo sia provvisoriamente finito.
IL TRIPLICE ACCORDO PER UNA MAGGIORE AUTONOMIA LOCALE – Dopo brevi ma efficaci trattative fra i rappresentanti degli interessi Gorkha (GJM), il governo regionale del West Bengal capeggiato dalla premier Mamata Banerjee e il ministro degli Interni P. Chidambaran, la questione del Gorkhaland sembra finalmente archiviata. Lunedì 18 luglio le tre parti hanno firmato un accordo che metterà a tacere le rivolte grazie alla concessione di una maggiore autonomia locale. Il patto prevede la formazione di un organo amministrativo eletto autonomamente, il GTA – Gorkhaland Territorial Administration – il quale avrà pieno potere sulle faccende locali per quanto concerne: sviluppo industriale, turismo, istruzione, sanità, rifornimenti idrici, costruzione di infrastrutture, preservazione della cultura locale. Allo scopo di fornire al nuovo organo decisionale le facoltà economiche necessarie al nuovo ruolo, Mamata Banerjee ha stanziato “un pacchetto economico completo per lo sviluppo delle colline” che farà del Darjeeling “la Svizzera dell’India”: sei miliardi di rupie, distribuite su tre anni a partire dalla prima elezione del GTA. I progetti inclusi nel piano di sviluppo comprendono la costruzione di un ospedale iper-specializzato, un’università di medicina, nuove strutture ricettive per il turismo, istituti per l’eredità culturale gorkha e un centro di ricerca e sviluppo per la lingua nepali.
L’accordo è stato accolto dagli abitanti delle colline con danze, musica e festeggiamenti. Forse con l’arrivo di Mamata Banerjee sulla scena politica bengalese si è trovata una soluzione all’istanza separatista che va avanti da quasi cent’anni, obiettivo che l’ex governo del Communist Party of India (Marxist) non è riuscito a conseguire in trentaquattro anni di ininterrotto e indisturbato governo. Potrebbe essere questa la ragione per cui il segretario regionale dell’CPI-M ha prontamente rifiutato l’invito della premier a presenziare all’incontro di lunedì.
L’IDENTITA’ GORKHA – La repubblica federale indiana conta ad oggi 28 stati, ma all’interno di essi molte minoranze reclamano la creazione di ulteriori frammentazioni: il Telangana per l’Andhra Pradesh, il Bundelkhand per il Madya Pradesh, e il Vidarbha per il Maharashtra. Nel caso del Gorkhaland, le istanze separatiste hanno ragioni storiche, economiche ed identitarie. La stragrande maggioranza bengalese della regione e la priorità assegnata alla lingua bengali hanno escluso i Gorkha da una rappresentazione politica e legislativa sufficiente a tutelare gli interessi della comunità etnica nel proprio territorio, sempre più invaso da imprenditori e businessmen bengalesi che sfruttano i prodotti delle colline ed il mercato del turismo.
Originari del Nepal, conquistatori del Sikkim, i Gorkha si sono aspramente scontrati con le truppe delle Compagnia delle Indie. Gli Inglesi, ammirati dalla virtus militare e dalla fierezza dei combattenti, hanno fatto di loro i migliori soldati dell’Impero coloniale britannico e hanno mandato in spedizione i temibili reggimenti Gorkha in tutte le guerre indiane e oltreoceano, dalla Cina dei Boxer alla Francia e all’Italia della Seconda guerra mondiale.
Fedeltà, onore e coraggio sono i valori di cui i Gorkha vanno più fieri, come è facilmente riscontrabile da una carrellata di pagine web che sottolineano il grande senso di appartenenza etnica: www.gorkhacreed.com, www.gorkhaonline.com, il social network www.gorkhanet.com, e le pagine facebook “gorkha creed” e “gorkha rifles” sono solo alcuni esempi.
LE REAZIONI – Da entrambe le parti della negoziazione, ci sono segni di forte scontento a seguito dell’accordo sulla creazione del GTA. Da un lato, i separatisti più radicali etichettano l’accordo come “l’ennesimo tentativo del governo regionale di fregare gli abitanti del Darjeeling e rimandare il problema della creazione di un nuovo stato”. Gli esponenti del GJM hanno infatti ribadito durante l’incontro di lunedì che “la lotta per la creazione del Gorkhaland non è un capitolo chiuso.
D’altro canto, altri gruppi orientati verso la tutela della lingua bangla e l’unità della regione del Bengala, come il Bangle o Banglabhasha Banchao Committee, hanno mostrato altrettanta riluttanza indicendo uno sciopero di quarantotto ore nella vicina città di Siliguri, timorosi del fatto che la nuova organizzazione amministrativa sia una minaccia per il pluralismo etnico e una prefazione ad un West Bengal frammentato.
Il governo centrale pare non scomporsi più di tanto. D’altronde, sei miliardi di rupie sono una somma sufficiente per mandare in pensione ogni separatismo e per placare gli entusiasmi etnici.