Il terzo tentativo sudcoreano di aggiudicarsi i Giochi olimpici invernali è andato a buon fine. La città di Pyeongchang ospiterà l’edizione 2018 della competizione, prima località asiatica al di fuori del Giappone a centrare l’obiettivo. Una vittoria conquistata alla prima votazione, aggiudicandosi 63 preferenze, ben oltre il quorum fissato a 48, contro le 25 ottenute da Monaco di Baviera e le sette della francese Annecy. “Un nuovo orizzonte”, era lo slogan scelto dalla terza metropoli sudcoreana al momento della propria candidatura.
E nuovi orizzonti, anche commerciali, sono le sedi prescelte dal Comitato olimpico internazionale per ospitare le prossime edizioni dei Giochi siano estivi o invernali: la russa Sochi nel 2014, la carioca Rio de Janeiro nel 2016 e tra sette anni la Corea del Sud. Un trend ben esemplificato anche dalle Olimpiadi di Pechino nell’estate di tre anni fa e dai Mondiali di calcio in Sud Africa (deciso a proporsi per ospitare la fiaccola tra nove anni) e in Qatar. La vittoria di Pyeongchang, e la conseguente rinuncia di Pusan a candidarsi per l’estate 2020, aprono inoltre a strada a un ritorno dei cinque cerchi in Europa alla fine del decennio, con buone possibilità anche per Roma.
Un progetto "forte e ambizioso": così il presidente del Cio,Jacques Rogge, ha commentato la vittoria della città sudcoreana. I 13 siti proposti hanno raggiunto o superato i criteri del Comitato. La città, distante circa 180 chilometri dalla capitale Seul, 10 milioni di abitanti, è considerata sicura. Due le aree di competizione, distanti circa 37 chilometri l’una dall’altra e collegate da una autostrada già esistente. Al centro di Alpensia, 700 metri di altezza, sorgerà il villaggio olimpico, lo stadio e il media center, mentre le gare di sci alpino si svolgeranno Jungbong, quelle di freestyle e snowboard a Bokwang Phoenix Park. A est di Pyeongchang, a Gangneung le gare di pattinaggio, curling, hockey e ci sarà un altro villaggio olimpico. La candidatura ha potuto inoltre contare su un sostegno popolare che ha sfiorato il 92 per cento. Abbastanza per far diventare la Corea del Sud il quinto Paese ad ospitare tutti e quattro i principali appuntamenti sportivi al mondo: Mondiali di calcio, Giochi olimpici (Seul 1988), e Mondiali di atletica che si terranno quest’estate a Daegu.
Il ritorno economico della manifestazione è stato stimato in 64 miliardi di dollari, ben oltre i 20 miliardi inizialmente ipotizzati dal ministero dell’Economia e dell’Industria, in gran parte legati a investimenti per le infrastrutture, con l’obiettivo di trasformare la città in una metà di villeggiatura per gli appassionati di sport invernali. La sola ipotesi che il colosso Hyundai Engineering & Construction possa aggiudicarsi le gare d’appalto per la costruzione di una nuova autostrada ha fatto aumentare il valore delle azioni del 2,7 per cento, mentre l’omonimo gruppo produttore di cemento ha avuto un picco del 15 per cento. In termini occupazionali si stima siano 230mila i nuovi posti di lavoro, di cui il 61 per cento nella sola provincia di Gangwon.
Sul piano politico le Olimpiadi sono invece una vittoria per il presidente Lee Myung-bak alle prese con la protesta degli universitari contro l’aumento delle rette e con il malcontento dei cittadini per l’egemonia dei grandi conglomerati industriali nell’economia del Paese, ben rappresentati dall’influenza del patron della Samsung, Lee Kun-hee, sui membri del Cio.
Un successo sportivo e politico che potrebbe nascondere vecchie magagne dei sud coreani rispetto all’argomento olimpico: Kim Un-Yong, ex vice presidente del CIO, si dimise nel 2005 dopo essere stato condannato per appropriazione indebita. Lee Kun-hee, presidente di Samsung, sponsor olimpico, aveva rinunciato alla sua carica come delegato al CIO nel 2008 in quanto condannato per evasione fiscale (poi graziato, ha ripreso il suo ruolo lo scorso anno). Park, il presidente del Comitato Olimpico della Corea del Sud era già stato condannato per appropriazione indebita e poi graziato nel 2007. Cho, invece, presidente del Comitato della candidatura di Pyeongchang nonché della Korean Air, era stato condannato al carcere, pena poi tramutata in una multa di 12 milioni di dollari, per evasione fiscale.
Mentre Seul ride e prova a dimenticare, i vicini del Nord, chiusi nel loro regno di venerazione al Caro Leader Kim Jong Il, piangono, scossi da uno scandalo doping, in seguito alla notizia circa la positività agli steroidi di due calciatrici nordcoreane impegnate nei Mondiali femminili in Germania.