I titoli di oggi:
- Biden lancia la “sua” strategia indo-pacifica
- Olimpiadi invernali: polemica sulla cittadinanza di Eileen Gu
- Donna incatenata in Cina: tre gli indagati, tra cui il marito
- Pechino censura Friends, il web insorge
- Taiwan: aereo misterioso testa le difese aeree dell’isola
L’amministrazione Biden ha annunciato venerdì la sua tanto attesa strategia indo-pacifica. Il documento si concentra sul rafforzamento della capacità militare e strategica statunitense per affrontare le sfide nella regione, in particolare l’assertività della Cina, la pandemia e il cambiamento climatico. Le politiche enunciate nel documento – includono un nuovo framework economico con gli alleati regionali e un’espansione della guardia costiera statunitense – si iscrivono in un continuum con le strategie delle precedenti amministrazioni, dando ampio spazio alle sfide poste dalla Cina nel Mar cinese meridionale e nel Pacifico, dove gli USA contano creare una “grande partnership per la difesa”.
Sempre la settimana scorsa, Il segretario di Stato americano Antony Blinken si è recato in Asia Pacifico per un tour che dall’Australia lo ha portato alle Hawaii, dove il leader americano ha incontrato il ministro degli Esteri giapponese Yoshimasa Hayashi e il ministro degli Affari esteri sudcoreano Chung Eui-yong. Nella dichiarazione congiunta rilasciata sabato scorso, i leader hanno ribadito il loro sostegno al diritto internazionale, sottolineando l’importanza del rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sul Diritto del Mare da parte di tutti gli attori coinvolti, condannando qualsiasi azione unilaterale atta a destabilizzare l’equilibrio nella regione. All’ordine del giorno c’erano anche i recenti lanci di missili balistici da parte della Corea del Nord e il potenziamento militare russo al confine con l’Ucraina: a tal proposito i funzionari hanno espresso “un sostegno incrollabile alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina”.
Le Hawaii sono state l’ultima tappa del viaggio di Blinken, che includeva – per la prima volta in 36 anni – anche visite alle isole Fiji. A Suva, Blinken ha voluto chiarire che la visita sarà solo l’inizio di una presenza statunitense sempre più importante nella regione, annunciando l’apertura di un’ambasciata in un’altra nazione del Pacifico, le Isole Salomone. Tra gli impegni presi dal leader americano vi sono la lotta al cambiamento climatico, la fornitura di vaccini contro il Covid-19 e più truppe per combattere la pesca illegale, tutte questioni vitali per la regione, strategicamente importante per USA e Cina ma in cui Pechino ha recentemente ampliato la sua influenza. Nella capitale delle Figi infatti, il ponte verso il mercato principale è stato ricostruito con il finanziamento della Belt and Road Initiative cinese, mentre Queen Elizabeth Drive, la strada costiera che attraversa i principali edifici governativi (e la nuova ambasciata cinese), è in fase riparazione da una società di ingegneria statale cinese.
Ma la luna di miele tra Pechino e le Fiji sembra finita. Il governo di Suva ha recentemente interrotto la costruzione di quello che doveva essere l’edificio più alto della città: il Wanguo Friendship Plaza, una torre di appartamenti costruita da una società privata cinese. Le Figi hanno sospeso lo sviluppo a causa di denunce di caduta di macerie e altri problemi. Proteste anche nelle isole Salomone, dove per molti anni Pechino aveva corrotto i funzionari con prestiti, aiuti e favori, provocando frustrazione tra alcuni leader provinciali. Quattro persone sono rimaste uccise durante le proteste nella capitale Honiara a novembre scorso, e in molti paesi insulari del Pacifico le tensioni sono in aumento per i continui scandali di corruzione che vedono coinvolti politici e imprenditori locali spesso con interessi in Cina.
Olimpiadi invernali: polemica sulla cittadinanza di Eileen Gu
Si infittisce il mistero che circonda la cittadinanza di Eileen Gu, star della squadra olimpica cinese: due siti web dell’evento sportivo hanno cancellato alcune informazioni contraddittorie riguardanti il suo status giuridico proprio poco dopo che la sciatrice ha vinto la sua prima medaglia d’oro ai Giochi invernali di Pechino. Nata a San Francisco, Eileen Gu ha infatti deciso di passare dal team americano a quello cinese nel 2019 tramite un annuncio su Instagram, ma non è chiaro se abbia cambiato o meno la propria cittadinanza. Secondo la Regola 41 della Carta Olimpica, Gu dovrebbe infatti essere cittadina cinese per poter competere per la Repubblica popolare. Ma affinché la naturalizzazione avvenga con successo, l’articolo 8 della legge sulla nazionalità afferma che quella persona “non manterrà la nazionalità straniera”. Gu ha però dichiarato di essere “americana in America e cinese in Cina”, sollevando diverse polemiche secondo le quali alla giovane sportiva sarebbe stata concessa la doppia nazionalità in via eccezionale. Durante una conferenza stampa subito dopo la vittoria, l’atleta ha rifiutato di rispondere direttamente alle domande di diversi giornalisti riguardo alla sua nazionalità ed il Comitato Organizzatore di Pechino ed il Comitato Olimpico Internazionale hanno cancellato dai rispettivi siti Web tutti i dettagli – inizialmente contrastanti – sulla nazionalità della sciatrice.
La Cina non ha mai schierato così tanti atleti nati o cresciuti all’estero in una squadra olimpica: quest’anno sono addirittura 30 gli atleti cinesi con legami esteri, che si spera contribuiscano a migliorare le prestazioni relativamente scarse della Cina negli sport invernali. La nazionalità di Gu è dunque questione politicamente delicata su cui le autorità vorrebbero, almeno per il momento, procedere con cautela: dichiarare pubblicamente che potrebbe aver concesso a Gu o a uno qualsiasi degli altri atleti nati all’estero eccezioni alla sua legge sulla nazionalità potrebbe infatti costare a Pechino la reputazione, visto i milioni di cinesi che espatriati da tempo richiedono la possibilità di ottenere la doppia cittadinanza. L’ex caporedattore del Global Times, il provocatorio Hu Xijin, ha invitato alla cautela, avvertendo che, data la querelle sulla nazionalità, è rischioso esaltare la sportiva come un’icona patriottica.
Donna incatenata in Cina: tre gli indagati, tra cui il marito
Tre persone sono state sottoposte a misure cautelari con l’accusa di detenzione illegale e traffico di esseri umani in seguito al video shock di una donna incatenata al muro di una capanna nel villaggio di Dongji, nella contea di Feng di Xuzhou. In una dichiarazione rilasciata il 7 febbraio, le autorità di Xuzhou hanno affermato di aver utilizzato le informazioni presenti nei documenti di matrimonio per risalire all’identità della donna, originaria di un piccolo vilaggio nello Yunnan, nella Cina sudoccidentale a circa 2.000 chilometri dalla contea di Feng. La gente del posto è stata in grado di identificare la donna come un’ex residente conosciuta con il soprannome di Xiaohuamei. Il marito di Xiaohuamei ed altri due individui sono ora accusati di traffico di esseri umani: l’accusa è in contrasto con due precedenti dichiarazioni rilasciate dalla contea di Feng, che negavano entrambe ogni possibilità che la donna – madre di otto figli – fosse stata vittima di tratta. Mentre le autorità locali stanno fornendo a Xiaohuamei e ai suoi figli un sostegno finanziario e sociale, un video pubblicato online dallo stesso vlogger che ha condiviso il video iniziale di Xiaohuamei, mostra una donna di nome Zhong sdraiata sul pavimento di una casa, incapace di comunicare in modo chiaro. Interrogato da Caixin, un abitante del villaggio ha dichiarato che il marito di Zhong l’avrebbe comprata per 1.000 yuan ($ 157).
Pechino censura Friends, il web insorge
La censura cinese torna a far discutere. Dopo Fight Club, stavolta è il popolare telefilm americano Friends ad aver attratto l’attenzione delle sentinelle del web cinese. La prima serie, lanciata nel 1994, è tornata sulle piattaforme di Tencent venerdì scorso. I fan del telefilm tuttavia hanno notato la curiosa estromissione o armonizzazione di scene e dialoghi. Tutti contenenti allusioni omosessuali. Il ritocco non ha mancato di far discutere. Su Weibo il “caso Friends” è diventato virale totalizzando decine di milioni di hashtag e commenti. Cominciata nel 2016, la stretta sui contenuti LGBTQI ha ottenuto nuovo slancio lo scorso anno, quando le autorità hanno bandito dal piccolo schermo “l’estetica anormale” e le star effeminate.
Taiwan: aereo misterioso testa le difese aeree dell’isola
I residenti di Tungyin, un isolotto parte delle isole Matsu di Taiwan, hanno affermato di aver avvistato un aereo non identificato volare a bassa quota alle 14:45 del 5 febbraio scorso. Il fatto è stato confermato da riprese video proveniente dal monitor della torre di guardia dell’isola, che mostravano un aereo che volava verso est. Mentre l’esercito di Taiwan non ha per il momento rilasciato dettagli sul velivolo, alcuni analisti hanno suggerito sia stato inviato dalla Cina continentale, sebbene non è chiara la natura. Per qualcuno pare si sia trattato di un aereo da trasporto civile, per qualcun’altro di un “veicolo aereo senza pilota” (UAV) costruito dalla PLA cinese usando vecchi caccia J-6. In entrambi i casi, tuttavia, l’intrusione sembra rientrare tra le tattiche utilizzate recentemente dalla Cina per testare la risposta difensiva dell’esercito taiwanese – la cosiddetta strategia guerra della “zona grigia”. Secondo esperti interpellati dal WSJ, sarebbe il primo passaggio cinese nello spazio aereo taiwanese in 40 anni.
Nei giorni successivi all’incursione aerea, i media taiwanesi hanno criticato i militari per non aver fatto di più per tenere informato il pubblico e per essersi lasciati distrarre dall’attività militare cinese altrove, prestando poca attenzione allo spazio aereo delle Matsu. Tungyin è un avamposto militare taiwanese di primaria importanza per l’isola. A soli 16 km da Fuzhou – comando del teatro orientale del PLA nella provincia sudorientale del Fujian – l’isola ospita importanti complessi missilistici e radar, inclusi i missili antiaerei Tien Kung, o Sky Bow, e Hsiung Feng.
A cura di Sharon De Cet; ha collaborato Alessandra Colarizi
Classe ’94, valdostana, nel 2016 si laurea con lode in lingua cinese e relazioni internazionali presso l’Università cattolica del sacro cuore di Milano. Nonostante la sua giovane età, la sua passione per la cultura cinese e le lingue la portano a maturare 3 anni di esperienza professionale in Italia, Svezia, Francia e Cina come policy analyst esperta in Asia-Pacifico e relazioni UE-Cina. Dopo aver ottenuto il master in affari europei presso la prestigiosa Sciences Po Parigi, Sharon ora collabora con diverse testate italiane ed estere, dove scrive di Asia e di UE.