La più grande Ipo della storia è stata sospesa. Martedì, le autorità cinesi hanno fermato l’Offerta pubblica iniziale da 37 miliardi di dollari di Ant Group. Il braccio finanziario di Alibaba era in procinto di debuttare sulla borsa di Shanghai e Hong Kong ma ad appena due giorni dall’inizio delle negoziazioni è scattato il semaforo rosso. Motivo? Ufficialmente, “cambiamenti del quadro regolatorio” avrebbero reso necessari nuovi accertamenti ma secondo fonti della Reuters a preoccupare le autorità è “l’adeguatezza del capitale e il rapporto di indebitamento” della fintech. La decisione arriva all’indomani della convocazione dei dirigenti dell’azienda – compreso Jack Ma – da parte della la banca centrale cinese, della Commissione di vigilanza sulle banche e della China Securities Regulatory Commission, la Consob locale. Alcuni segnali erano nell’aria da giorni. Nel fine settimana, la China Banking and Insurance Regulatory Commission aveva presentato nuove e più stringenti regole per la microfinanza online, mentre il Financial News, pubblicazione legata alla banca centrale, aveva messo in guardia da possibili rischi sistemici a causa delle dimensioni raggiunte dal gruppo. Ma il vero campanello d’allarme era squillato a fine ottobre, quando durante il Bund Finance Summit di Shanghai era andato in scena uno strano botta e risposta tra Ma e Wang Qishan. Mentre l’imprenditore aveva accusato la finanza old school di strangolare l’innovazione, il vicepresidente aveva anteposto la necessità di contenere i rischi per il sistema. Secondo Bloomberg, le nuove condizioni imposte dai regolatori renderebbero molte transazioni di Ant non conformi. Commentando la sospensione, Guo Wuping, responsabile per la protezione dei consumatori presso la CBIRC, ha dichiarato che Huabei, il servizio di credito al consumo del gruppo Ant, è simile a una carta di credito ma con costi più elevati: “le società di tecnologia finanziaria usano il loro potere di mercato per fissare commissioni esorbitanti in partnership con le banche, che forniscono la maggior parte dei fondi richiesti.” Mentre la stretta sembra voler tutelare i consumatori, la sospensione dell’ipo da record è giunta in concomitanza con l’approvazione di un nuovo piano di riforma volto a consolidare il ruolo delle imprese di stato nell’economia cinese.[fonte: Bloomberg, FT, Reuters]
Xi spiega il nuovo piano di sviluppo
Raddoppiare Pil e reddito pro capite entro il 2035? Si-può-fareeee! A pochi giorni dalla chiusura del quinto plenum del partito, l’agenzia di stampa ufficiale Xinhua ha pubblicato un discorso di Xi Jinping in cui vengono chiariti gli obiettivi del XIV piano quinquennale e della “visione 2035”, la strategia di lungo termine che in 15 anni traghetterà la Cina verso la “modernizzazione socialista”. Il presidente avrebbe appunto dichiarato che, “dopo un’attenta ricerca sulle capacità e condizioni dello sviluppo economico”, l’obiettivo del 2035 “è pienamente raggiungibile.” Xi ha inoltre aggiunto che, nella prima metà del 2021, il Comitato centrale del PCC valuterà i progressi compiuti al fine da certificare la realizzazione della “società moderatamente prospera”. Quindi “annuncerà che abbiamo raggiunto l’obiettivo”. Nel 2025 ci si attende invece che la Cina avrà acquisito gli stessi “standard dei paesi ad alto reddito”. Ma perché questo avvenga il leader ha sostenuto la necessità di trovare un equilibrio tra stato e mercato (il mix vincente dietro al socialismo con caratteristiche cinesi), “tra apertura e fiducia in sé stessi”, “tra sviluppo e sicurezza nazionale”. La qualità avrà la precedenza quantità e questo spiega perché non sia stato fissato alcun tasso di crescita. Le proposte formulate dal Comitato centrale servono a correggere il tiro in previsione del secondo centenario: nel 2049, a 100 anni dalla fondazione, la Rpc sarà “un paese socialista moderno prospero, forte, democratico, culturalmente avanzato e armonioso”. [fonte GT, SCMP]
Il Made in China si fa “smart”
[fonte SCMP]
Quando si parla di emancipazione femminile in Cina spesso si pensa a brillanti donne in carriera, imprenditrici fai da te e workaholic. Niente di più sbagliato. Secondo dati della Banca Mondiale e dell’Accademia cinese delle scienze sociali, migliori condizioni economiche e un livello di istruzione più alto stanno spingendo un numero crescente di donne a optare per una vita casalinga. Il “tasso di partecipazione alla forza lavoro” per le donne dai 15 anni in su è infatti calato dal 79% del 1990 all’attuale 60%. Il fattore economico incide in maniera importante, spiegano gli esperti. Ma il trend non sembra riscuotere l’approvazione dell’opinione pubblica. Secondo un sondaggio condotto da Zhihu.com, per il 62% dei 227.000 intervistati una vita tra le mura di casa è da considerarsi uno “spreco”. Nonostante la flessione degli ultimi decenni, secondo la Banca Mondiale, la componente femminile rimane ancora numericamente rilevante nella forza lavoro cinese se rapportata ad altri paesi, come gli Stati Uniti (57%), la Germania (55%) e il Giappone (53%). [Fonte SCMP]
Corea del Nord: oltre 5000 sospetti casi Covid
5,368 persone, tra cui otto stranieri, potrebbero aver contratto Covid in Corea del Nord. E’ quanto dichiarato ieri dall’Oms, aggiungendo che 846 casi sono stati rilevati solo nella terza settimana di ottobre, ovvero dopo la parata per il 75/o anniversario del Partito dei Lavoratori, quando sono stati inaspriti i controlli. Ad oggi in tutto sono stati effettuati appena 10.462 tamponi, nessuno risultato positivo al virus, almeno stando a quanto affermato dal governo nordcoreano. Ma da tempo le organizzazioni per la difesa dei diritti umani nutrono sospetti sui numeri dell’epidemia a nord del 38esimo parallelo. A preoccupare è proprio l’isolamento autoindotto del Regno Eremita che non permette la fornitura di assistenza esterna. Fonti di Helping Hands Korea parlano di “campi per la quarantena” in prossimità del confine sino-coreano. Strutture in cui i malati sarebbero lasciati a loro stessi, senza cure né cibo a sufficienza. [NKNews]
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Classe ’84, romana doc. Direttrice editoriale di China Files. Nel 2010 si laurea con lode in lingua e cultura cinese presso la facoltà di Studi Orientali (La Sapienza). Appena terminati gli studi tra Roma e Pechino, comincia a muovere i primi passi nel giornalismo presso le redazioni di Agi e Xinhua. Oggi scrive di Cina e Asia per diverse testate, tra le quali Il Fatto Quotidiano, Milano Finanza e il Messaggero. Ha realizzato diversi reportage dall’Asia Centrale, dove ha effettuato ricerche sul progetto Belt and Road Initiative. È autrice di Africa rossa: il modello cinese e il continente del futuro.