Il nuovo affondo di Trump minaccia i negoziati
Lo ha fatto davvero. Trump ha dato il semaforo verde per l’imposizione di nuove tariffe del 10% su 200 miliardi di importazioni cinesi. I dazi, che diventeranno effettivi il 24 settembre e verranno portati al 25% dal 1 gennaio, vengono estesi a circa la metà dell’import cinese. La lista definitiva tuttavia risparmia circa 300 prodotti precedentemente minacciati, compresi alcuni dispositivi di consumo tecnologici e non, come caschi per biciclette e seggiolini per auto. Il nuovo affondo di Trump – a cui Pechino si prepara a rispondere con tariffe su 60 miliardi di made in Usa – rischia di far saltare la nuova tornata di colloqui proposta dal dipartimento del Tesoro e al vaglio dei policymaker cinesi. Proprio in queste ore la leadership, capitanata dal vicepremier Liu He, è impegnata in una riunione di emergenza. Secondo l’ex ministro delle finanze cinese Lou Jiwei, il gigante asiatico ha molte opzioni al vaglio, tra cui la sospensione delle forniture di materiali intermedi ai produttori statunitensi. Ma qualsiasi risposta cinese rischia di innescare un’escalation: Trump ha già pronte nuove tariffe con cui colpire praticamente tutto quello che gli States comprano dalla Cina.
Diritti umani da turisti
La questione dei diritti umani rientra di prepotenza sulla scena cinese, questa volta con la Cina che fa la parte del leone. I fatti risalgono al 2 di Settembre quando 3 turisti cinesi, padre e madre anziani e figlio, arrivano in un ostello a Stoccolma alle due di notte con una prenotazione per il giorno dopo. Informati che non avrebbero potuto prendere possesso della camera se non l’indomani, i turisti decidono di attendere nella hall dell’albergo, obbligando i gestori a chiamare le forze dell’ordine. La polizia svedese cerca di mandarli via, provocando una serie di reazioni mostrate in un video diventato virale in Cina. Il video mostra due persone stese a terra con una terza, più giovane, che urla accasciandosi improvvisamente a terra. I poliziotti svedesi assistono alla scena increduli. L’episodio ha provocato la forte reazione dell’ambasciata cinese in Svezia seguita da una dura nota del ministro degli esteri cinese che ha affermato “quello che la polizia svedese ha fatto ha messo in pericolo la vita dei cittadini cinesi, violandone i diritti umani basilari“. L’incidente capita in un momento di tensione tra Cina e Svezia, acuite dalla recente visita del Dalai Lama e dalla questione di Gui Minhai, scrittore e editore cinese con nazionalità svedese, rimasto invischiato nel caso dei librai di Hong Kong nel 2015.
Spariti gli errori di Mao dai libri scolastici
Gli errori compiuti da Mao Zedong durante la Rivoluzione Culturale – e precedentemente riconosciuti dal governo – sono improvvisamente spariti dai libri scolastici per gli studenti cinesi dell’ottavo anno. Secondo quanto riporta Voice of America, il passaggio in questione è quello che recitava:
“Negli anni ’60 Mao Zedong credette erroneamente che il Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese fosse impegnato nel revisionismo e che il Partito e il Paese stessero affrontando il pericolo di una restaurazione capitalista. Per impedire il ripristino del capitalismo, Mao decise di iniziare la “Grande rivoluzione culturale“.
Smussando i toni, i nuovi testi asseriscono piuttosto che “a metà degli anni ’60 Mao Zedong credeva che il Partito e il paese stessero affrontando il pericolo della restaurazione capitalista. Sottolineando l’idea di” usare la lotta di classe come principio”, Mao voleva impedire il ripristino del capitalismo iniziando la ‘Grande Rivoluzione culturale ‘” Nella sua celebre interista alla Fallaci, lo stesso Deng Xiaoping, pur lodando il periodo precedente agli anni ’60, aveva ammesso che il Grande Timoniere, “soprattutto durante la Rivoluzione Culturale, ha commesso degli errori – non minori – che hanno portato molte disgrazie al nostro Partito, al nostro Stato e al nostro popolo”. Ma da quando Xi Jinping ha assunto il potere la figura di Mao è stata sottoposta a una nuova glorificazione per dare unità al partito comunista. Al contempo tuttavia la Rivoluzione Culturale è stata associata con toni solenni alla formazione giovanile di Xi, che come molti coetanei ha trascorso un duro ma forgiante periodo di rieducazione nelle campagne.
Cina, il mercato strizza l’occhio ai servizi per la fertilità
La graduale rimozione del controllo delle nascite sta spalancando le porte a un nuovo mercato: quello dei servizi per la fertilità. Si tratta di un settore scivoloso che – nonostante la domanda in crescita – deve fare i conti con le infrastrutture inadeguate e le molte limitazioni normative. Con il risultato che fino a oggi le coppie o le donne single in difficoltà sono stati costretti a cercare le cure altrove, soprattutto nel Sudest asiatico e negli Stati Uniti. Ma da quando è stata abolita la politica del figlio unico, tematiche controverse come la maternità surrogata hanno trovato posto sulla stampa ufficiale. Secondo le statistiche della Commissione nazionale cinese per la salute e la pianificazione familiare, nel 2016 in Cina si contavano oltre 40 milioni di pazienti con problemi di fertilità. Quello stesso anno i cittadini cinesi hanno speso all’estero oltre 1 miliardo di dollari in trattamenti per la fertilità. Adesso gli investitori puntano su un ritorno in patria dei capitali.