Il paese più popoloso al mondo potrebbe presto perdere il suo primato. E’ quanto emerge dai dati delle Nazioni Unite, secondo i quali la Cina ha visto crescere la propria popolazione di appena 5,5 milioni di individui durante i primi otto mesi del 2018, pari ad un aumento dello 0,39%. Un incremento così modesto potrebbe implicare un sorpasso dell’India prima del previsto, avvertono gli esperti. Nello stesso periodo di tempo, infatti, la popolazione del subcontinente è cresciuta di 14,8 milioni di unità, un aumento dell’1,1% rispetto al 2017. Questo vuol dire che la popolazione indiana (1.354 miliardi) dovrebbe superare quella cinese (1.4 miliardi) entro i prossimi cinque anni.
Il rallentamento nella crescita della popolazione cinese è dovuto a diversi fattori, tra cui spiccano le difficoltà economiche delle giovani coppie cinesi, così come la mancanza di interesse nell’avere più di un figlio o nel dare vita a un nucleo familiare. Come sostengono in molti, la decisione con cui nel 2015 Pechino ha messo fine alla politica del figlio unico è arrivata troppo tardi. Nel 2017, sono nati in Cina circa 17,23 milioni di bambini, in calo rispetto ai 17,86 milioni riportati l’anno prima. La diminuzione delle nascite ha reso sempre più utopico l’obiettivo di Pechino di raggiungere la cifra di 20 milioni di nuovi nati l’anno per ovviare all’inesorabile calo della forza lavoro e per controbilanciare il costante invecchiamento della popolazione. Secondo le ultime proiezioni, infatti, entro il 2030 un quarto della popolazione cinese avrà più di 60 anni.
A ciò si somma il costante calo del tasso di fertilità, dovuto in parte alla diminuzione delle donne in età fertile (15-49 anni). Dopo aver raggiunto l’apice nel 2011, il numero delle donne comprese in tale fascia d’età è sceso ogni anno di 5 milioni di unità. Un trend confermato dalle statistiche regionali. Secondo il quotidiano Global Times, nella provincia settentrionale dello Shandong, dove in passato i residenti “non vedevano l’ora di avere un secondo figlio”, le nascite sono crollato rispetto al 2017, mentre nella regione della Manciuria, nel nordest del paese, oggi i neonati sono addirittura una “specie in via d’estinzione” dal momento che – stando a dati del 2015 – una donna residente in questa parte del paese avrà in media 0,55 figli nell’arco della sua vita.
Si tratta di un bel grattacapo per la leadership di Pechino. Con questi ritmi, la forza lavoro continuerà a diminuire raggiungendo quota 631 milioni entro il 2020. Soglia oltre la quale la decrescita coinvolgerà circa 100 milioni di unità ogni 15 anni. I problemi demografici in Cina costituiscono una grossa tegola per i piani di sviluppo di Pechino. Sul lungo periodo, infatti, il calo della popolazione si tradurrà inesorabilmente in un minor numero di talenti. Il tutto mentre oltre la Muraglia è in atto una rivoluzione tecnologica che entro il 2025 dovrebbe regalare al gigante asiatico la leadership mondiale in 10 settori chiave, dalle infrastrutture ferroviarie ai “veicoli verdi”.
Secondo uno scenario prospettato recentemente dall’OECD, proprio a causa della crisi demografica, l’economia cinese raggiungerà la sua massima espansione rapportata alla produzione mondiale nel 2030, anno in cui supererà gli Stati Uniti, prima che “tutti i frutti della politica del figlio unico si fonderanno, fermando l’espansione del Regno di Mezzo.” Al contrario, “l’India continuerà a crescere.”
di Alessandro Zadro
Alessandro Zadro è Program Manager presso l’Istituto Galileo Galilei e borsista presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Prima di approdare a Chongqing, ha ottenuto un primo Master in Chinese Studies alla SOAS di Londra e un secondo Master in Relazioni Internazionali alla Peking University. Alessandro ha lanciato il Weekly Media Outlook per l’Istituto Galilei, una newsletter settimanale che tratta di notizie di politica, economia e cambiamenti sociali in seno alla Cina moderna.
[Pubblicato su Il Fatto quotidiano online]