"Oggi la maggior parte delle aziende italiane che opera in Cina ha una doppia testa: una cinese e l’altra italiana". Antonino Laspina, direttore dell’Ice di Pechino, spiega a China Files come si sono evolute negli ultimi cinquant’anni le aziende italiane che operano sul mercato cinese. E perché è fondamentale esserci.
Negli anni Sessanta e Settanta qui vendevamo solo macchinari, anzi per l’esattezza i cinesi andavano a comprarli in Italia e in Germania. Negli Novanta le nostre imprese sono venute a creare le cosiddette joint venture, ma spesso non erano nemmeno strutturate. Nella maggior parte dei casi si risolveva in un’attribuzione di macchinari da incorporare nel valore della società cinese.
Sono state joint venture che hanno avuto vita breve. Erano finalizzate all’introduzione dei macchinari e alla produzione di prodotti a basso costo. Il più delle volte succedeva che linee di produzione venivano smantellate in Italia perché obsolete per essere “ricapitalizzate” in Cina. Era questo il contributo finanziario che si dava alla joint venture, un valore che andava dal 15 al 30 per cento a cui – chi era bravo – riusciva ad aggiungere un pacchetto di corsi di formazione, il trasferimento know how e valore del brand. Non si trattava di un vero e proprio investimento in denaro.
Poi è subentrato l’investimento in denaro e negli ultimi anni la tendenza è stata quella di creare società completamente italiane o joint venture a maggioranza italiana. Nei primi anni Duemila si è finalmente configurato il discorso di “essere in Cina per la Cina”. Sempre di più la scelta delle aziende italiane è stata quella dettata dalla consapevolezza che per quanto ci si potesse espandere nel mercato italiano non era niente rispetto anche a solo una piccola percentuale del mercato cinese.
Così le aziende italiane hanno cominciato a spostarsi ma, attenzione, non si tratta di una deindustrializzazione del nostro sistema produttivo. Per molte aziende è stato un processo di internazionalizzazione. Hanno creato un’altra testa. Oggi la maggior parte delle aziende italiane che opera in Cina ha una doppia testa: una cinese e l’altra italiana.
*Antonino Laspina è il direttore dell’Ice di Pechino
[L’intervista è stata raccolta da Cecilia Attanasio Ghezzi per Pagina99. Foto credit: formiche.net]