Il 4 giugno sarà il 23esimo anniversario del massacro di piazza Tian’anmen. Il 24 maggio l’anziano padre di una delle vittime si è tolto la vita. Intanto sono in molti quelli che ieri hanno visitato la "libera" Hong Kong per l’annuale manifestazione in ricordo degli avvenimenti del 1989. Il fantasma dei fatti di piazza Tian’anmen si fa vivo ogni anno con l’avvicinarsi del 4 giugno, anniversario dell’incidente.
Il South China Morning Post è l’unico media a parlarne, ma ieri a Hong Kong si è tenuta un’annuale manifestazione in ricordo del massacro (il tema è troppo sensibile nella Cina continentale) e a Pechino, Ya Weilin, un settantatreenne membro dell’Associazione “Madri di Tian’anmen” che 23 anni fa ha perso un figlio, si è tolto la vita impiccandosi in un parcheggio.
Il massacro di Tian’anmen sarà sempre ricordato come uno dei momenti che hanno segnato la storia moderna della Cina.
Alla fine degli anni Ottanta il paese stava attraversando un momento di rapido cambiamento sociale.
In parte per l’allentamento del controllo statale, in parte per l’importazione di nuove idee dall’estero e in parte per il momento di crisi economica – dovuta soprattutto all’inflazione – nella primavera del 1989 migliaia di studenti si radunarono nella piazza di Tian’anmen, nel cuore di Pechino, chiedendo riforme politiche.
Dopo mesi di protesta il governo si rese conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano e ordinò all’esercito di intervenire. I morti furono, probabilmente, centinaia.
Da allora il Partito ha tentato in ogni modo di cancellare quel sangue dalla memoria collettiva del paese. Ma i ricordi – a quanto pare – non si seppelliscono mai abbastanza in profondità.
Secondo quanto riporta il South China Morning Post, infatti, il 27 maggio a Hong Kong si è tenuta un’annuale manifestazione in ricordo del massacro (il tema è troppo sensibile nella Cina continentale).
“Molti cinesi provenienti dalla madrepatria si sono uniti alla protesta di ieri, dicendo di essere stati mossi dal fatto di poter ‘sentire l’aria di libertà’ che si respira a Hong Kong” scrive il quotidiano.
La manifestazione è stata organizzata dall’Alleanza per il supporto dei movimenti patriottici e democratici della Cina, e, sempre secondo il South China Morning Post, avrebbe raccolto un successo maggiore di quello dell’anno passato ma molto minore di quello registrato alcuni anni fa: “l’Alleanza ha detto che duemila e cento persone hanno preso parte all’iniziativa, contro duemila l’anno scorso, duemila e cinquecento nel 2010 e ottomila nel 2009”.
La polizia avrebbe invece dichiarato che quest’anno i partecipanti non erano più di mille e cento.
Il quotidiano di Hong Kong racconta anche i dettagli del corteo: “durante la marcia di tre ore i manifestanti, la maggior parte dei quali indossava abiti bianchi e neri in segno di lutto, hanno portato con sé dei cartelli con su scritto che il pubblico ‘rifiuta di dimenticare’ la repressione delle autorità”.
Parlando dei controlli – sempre più stretti, pare – della polizia sulle manifestazioni, il South China Morning Post riporta anche le parole di Lee Cheuk-yan, presidente dell’organizzazione che ha organizzato l’evento: “ho l’impressione che avessero una lista nera dei gruppi che non erano i benvenuti e che volessero sapere chi si sarebbe fatto vivo.”
Il 28 maggio il South China Morning Post riporta anche una storia ben più tragica.
A Pechino, Ya Weilin, settantatreenne membro dell’Associazione “Madri di Tian’anmen”, si è tolto la vita impiccandosi in un parcheggio.
Giorni fa la moglie e il figlio maggiore “avevano trovato una lettera che Ya aveva scritto per spiegare la sua intenzione di togliersi la vita, citando anni di ingiustizie”. La famiglia, però, “non aveva preso la lettere sul serio”.
Il South China Morning Post, riprendendo il necrologio pubblicato dall’organizzazione di cui faceva parte l’uomo, scrive che Ya “divenne membro delle ‘Madri di Tian’anmen’ perché il suo secondo figlio, Ya Aiguo, era stato colpito da un proiettile alla testa ed era morto all’età di 22 anni a Gongzhufen, nell’area occidentale di Pechino, il 3 giugno del1989”.
Ogni anno l’Associazione “Madri di Tian’anmen” scrive una lettera aperta al governo affinché “riconosca e affronti il tema del 4 giungo al fine di evitare che avvengano simili tragedie.”
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.
[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: boston.com]