2100

2100: storie d’Asia, infiniti sentieri per il futuro

In Asia Orientale, Cultura, Sud Est Asiatico by Lorenzo Lamperti

L’Asia oltre gli stereotipi e le semplificazioni. Nel suo nuovo libro Simone Pieranni, giornalista con alle spalle una lunga esperienza in Cina, si pone ancora una volta in ascolto di quel mondo che ha raccontato per anni su il manifesto e ora nel podcast Altri Orienti di Chora Media. Come premette lui stesso, l’obiettivo del libro «non è proiettare le nostre paure o i nostri desideri in una parte del mondo così geograficamente e culturalmente lontana, quanto ascoltare ciò che gli asiatici ci stanno raccontando, lasciando che siano loro a spiegarci quali sono le loro idee di futuro»

Impero celeste. Regno eremita. Sol levante. Solo alcune delle etichette abitualmente utilizzate per i paesi protagonisti di una parte di mondo spesso definito Estremo Oriente. Estremo rispetto a noi, ovviamente. E allora, indossando la tradizionale lente occidentocentrica, l’Asia orientale diventa «estremo», «altro», «loro». Qualcosa di esotico, spesso incomprensibile, guardato con sottile senso di superiorità, talvolta diluito in visioni positive ma stereotipate.

È IL COSIDDETTO «orientalismo», retaggio dell’epoca coloniale in cui imperi e potenze occidentali immaginavano di intravedere una «fine della storia» in nuce. Dopo qualche altro vero finale, dalla colonizzazione in Asia alla guerra fredda, sappiamo che in realtà la storia sta continuando e anzi accelera, soprattutto su quel palcoscenico che si immaginava mera platea: l’Asia. Non estrema, anzi spesso forse meno lontana di quanto si possa immaginare. Tanti luoghi, voci, storie e sentieri che confluiscono in una strada diretta verso un futuro da cui prendere esempi, spunti, intuizioni. O del quale «evitare di ripetere gli errori».

In 2100 (Mondadori, Strade Blu, pp. 192, euro 18,50, nelle librerie da oggi), Simone Pieranni accompagna il lettore su alcuni di quei sentieri, lontani dai percorsi più semplici, o meglio semplicistici. Giornalista con alle spalle una lunga esperienza in Cina, Pieranni si pone ancora una volta in ascolto di quel mondo che ha raccontato per anni su il manifesto e ora nel podcast Altri Orienti di Chora Media. Come premette lui stesso, l’obiettivo del libro «non è proiettare le nostre paure o i nostri desideri in una parte del mondo così geograficamente e culturalmente lontana, quanto ascoltare ciò che gli asiatici ci stanno raccontando, lasciando che siano loro a spiegarci quali sono le loro idee di futuro». Obiettivo raggiunto con un’operazione spesso dimenticata: distinguere i governi dalle popolazioni.

Come già dimostrato nei precedenti lavori, a partire da Red Mirror (Laterza, 2020), Pieranni ha una forte fascinazione per innovazioni e nuove tendenze, soprattutto quando hanno un radicamento sociale. Stavolta si va oltre la tecnologia, la cui avventurosa storia cinese è raccontata in Tecnocina (add editore, 2023) e si parla anche di diritti, politica, economia. Partendo però dal cibo del futuro, scoperto tra vecchie vie dell’oppio e impronosticabili angoli campestri di Singapore. Meduse, locuste, insetti. O carne coltivata in laboratorio. Due facce della stessa ricerca di nuove proteine, particolarmente frenetica nella città-stato a causa della dipendenza dalle importazioni alimentari.

IL RITMO DEL VIAGGIO di 2100 è serrato. A ogni fermata, una storia. Come quella di Nusantara, immaginata dall’Indonesia come sua nuova capitale per salvare la congestionata Giacarta dallo sprofondamento. Nella futura città si persegue l’utopia del riuscire a raggiungere ogni luogo in dieci minuti. Oppure come quella di Kuala Lumpur, dove le anarchiche e indisciplinate atmosfere alla Blade Runner potrebbero presto essere addomesticate dal «controllo intelligente» di City Brain di Alibaba, uno degli avveniristici progetti di gestione dei Big Data con caratteristiche cinesi.

POI C’È GANGNAM, il quartiere dell’edonismo più spinto di Seul, che resta l’epicentro regionale delle cliniche chirurgiche per cambiare volto, anche mentre è in atto una «gender war». Da una parte, le tante donne che si sono stancate di una tradizione che ha creato disparità uniche per grandezza tra i paesi Ocse. Dall’altra, gli anti femministi fomentati dal presidente conservatore Yoon Suk-yeol. Ed ecco la Cina, dove le nuove generazioni si interrogano sul matrimonio e sui cardini della struttura sociale, mentre nelle Filippine si inizia a riflettere sul ruolo di unico paese al mondo senza divorzio, oltre il Vaticano. Il tutto mentre a Taiwan già da anni sono legalizzati i matrimoni tra persone dello stesso sesso, così come ora in Nepal e (presto) in Thailandia.

AMPIO SPAZIO al controllo dell’informazione e all’utilizzo della rete. Dalla «ripulitura» e propaganda Facebook delle dinastie politiche cambogiane e filippine, ai blackout di internet ordinati dal governo ultranazionalista del premier indiano Narendra Modi, fino alla sorveglianza social del Partito comunista vietnamita. Passando per la legge anti fake news di Singapore e il controllo della storia del presidente cinese Xi Jinping.

Spesso, Pieranni mette in luce aspetti che sfidano o ribaltano le visioni convenzionali che si hanno sull’Asia. Qualche esempio? La rivoluzione digitale ed elettronica della Corea del nord, sfociata in un controllo biometrico dei cittadini. Oppure la settimana breve di lavoro proposta a Singapore, l’hub finanziario per eccellenza. «Le nuove esigenze dei giovani cinesi, giapponesi, coreani assomigliano molto a quelle dei giovani europei o degli statunitensi», scrive l’autore, che invita a cambiare sguardo sull’Asia per cercare punti di contatto e magari «costruire iniziative comuni».

PER INIZIARE a farlo, difficile trovare più suggestioni in un unico libro rispetto a quelle contenute in 2100, dove il gusto della scoperta è sempre accompagnato dal gusto dello smarrimento. Anche perché da quella strada diretta verso il futuro di cui parlavamo all’inizio partono infiniti sentieri e rivoli. D’altronde, come Pieranni ha scritto in passato, vivere e raccontare Cina e Asia è come avere le mani alle prese con un infinito gomitolo di seta.

Di Lorenzo Lamperti

[Pubblicato su il manifesto]