1Q84. Il successo già alle spalle di Murakami

In by Simone

Il nuovo, voluminosissimo, libro di Murakami è un successo prima ancora di arrivare nelle librerie. Niente di strano per uno che ha iniziato a scrivere in inglese per poi tradursi in giapponese. Ma è comunque Murakami, non ha bisogno di presentazioni. Lo trovate in libreria dall’8 novembre (edizioni Einaudi).
1Q84: ormai lo sanno quasi tutti. La Q (Kyu in inglese) corrisponde alla pronuncia di 9 in giapponese. Un gioco linguistico e fonetico. Soprattutto, il titolo dell’ultimo voluminosissimo e attesissimo libro di Haruki Murakami.

La trama è semplice ed evanescente al tempo stesso. In estrema sintesi racconta di due personaggi, una donna e un uomo, Aomame e Tengo, che si incontrano, si perdono e si inseguono per tutto il libro.

La vicenda si interseca con la realtà in alcuni tratti – per esempio descrivendo la setta Aum shinrikyo, la cui apparizione nel 1984 è un po’ in anticipo rispetto alla vera manifestazione delle fenomeno delle sette religiose in Giappone. Il tutto è, appunto, ambientato in un 1984, va da sé, visionario.

Intervistato dal critico del «New York Times», Murakami ammette che sì, ha riletto il romanzo di Orwell ma che lo ha trovato noioso. «La maggior parte delle narrazioni sul futuro prossimo sono noiose. È sempre buio, piove sempre, la gente è infelice… 1984 di George Orwell è un romanzo sul futuro prossimo, mentre 1Q84 è un romanzo sul passato recente. Guardiamo allo stesso anno da prospettive opposte. E se è passato recente, non è noioso».

Nella versione giapponese uscita tra il 2009 e il 2010, 1Q84 consta di tre tomi, circa 1600 pagine; sul mercato inglese è uscito a ottobre 2011 in due libri. In Italia, ha annunciato Einaudi, i primi due volumi saranno in libreria dall’8 novembre, il terzo e ultimo sarà in vendita dal 2012.

La casa editrice italiana annuncia anche che dall’8 al 30 novembre tutti i libri di Murakami saranno in vendita al 25% di sconto. Una strategia commerciale che, se ancora fosse necessario, sottolinea l’importanza (e il desiderato effetto traino) dell’evento.

È certamente vero che uno scrittore si fa una reputazione attraverso i suoi libri, ma è altrettanto vero che i libri possono avere una vita, una reputazione – un curriculum, si potrebbe dire – anche al di fuori dell’autore. È il caso di 1Q84 che si affaccia sui mercati mondiali con il successo già alle spalle.

Shinchosha è l’editore giapponese che nel maggio 2009 fa uscire 1Q84. L’attesa è spasmodica – sono passati 5 anni dall’ultimo Murakami – e viene alimentata nella maniera più ovvia, quasi banale: il segreto.

Murakami, seccato per le rivelazioni premature sulla trama che hanno rovinato l’effetto sorpresa per Kafka sulla spiaggia (e sicuro della fedeltà dei suoi lettori), ha infatti deciso di non dire nulla. I fan hanno ordinato il libro a scatola chiusa e, in breve tempo, la Shinchosha ha dovuto aumentare la prima tiratura fino a quasi 500.000 copie.

Il tutto si è ripetuto per il terzo volume uscito nel l’aprile 2010: anche stavolta massima riservatezza e tutte le cautele possibili per mantenere il mistero. Solo sette persone e l’editore hanno avuto il privilegio di leggere il manoscritto.

Una volta stampate, le copie anziché avvolte nel solito cellophane sono state inviate alle librerie in impenetrabili scatole di cartone. I giapponesi si sono comunque accalcati fin dalla sera davanti alle librerie per acquistare il libro a mezzanotte.

Ma sono i numeri a rappresentare il vero curriculum di 1Q84: in Giappone, 2 milioni di copie dei primi due volumi sono state vendute subito a ridosso dell’uscita di maggio 2009; circa 1 milione di copie per il terzo volume – pubblicato a un anno di distanza – in sole due settimane.

In America e in Gran Bretagna le librerie hanno organizzato eventi, letture, concerti, proiezioni e aperture notturne per l’occasione: qualcosa che era accaduto solo per Hary Potter. Tanto che l’editore inglese Liz Foley ha dichiarato al «Guardian» di non aver mai visto prima d’ora un entusiasmo così viscerale per un libro.

In effetti, se si pensa al ruolo di Murakami nel panorama internazionale è facile prevedere numeri altrettanto consistenti per le attuali e prossime pubblicazioni nei vari paesi. Il «Japan Times» già nel 2009 scriveva che i guadagni all’estero dello scrittore superavano quelli in patria.

Fatto confermato dallo stesso Murakami: «Sono rimasto molto sorpreso dal constatare che due terzi del lavoro svolto dal mio staff riguarda i rapporti con gli editori stranieri».

Una spiegazione – ammesso che sia possibile trovare ragioni al successo – sta nel carattere transculturale dell’opera di Murakami. In questa direzione va l’analisi di Sam Anderson, la cui ampia intervista occupa la cover story del «New York Times» della scorsa settimana.

Prendendo in prestito e riadattando l’efficace descrizione del Giappone anni Quaranta da parte dello storico John W. Dower, il critico americano sintetizza l’opera di Murakami come la «produzione trans-culturale più intensa, imprevedibile, ambigua, disorientante ed elettrica  che si possa trovare».

E tutto ciò ha molto a che vedere con il processo di traduzione: Murakami, infatti, si è formato nella lettura degli scrittori europei e americani (Dostoevskij, Stendhal, Dickens, ma soprattutto Raymond Chandler, Truman Capote, F. Scott Fitzgerald, Richard Brautigan, Kurt Vonnegut): quando ha iniziato la sua carriera di scrittore l’ha fatto procedendo in maniera inusuale, ovvero scrivendo in inglese e poi traducendosi in giapponese.

Insomma, Murakami è stato eletto dal Giappone ambasciatore della propria cultura e storia nel mondo. E pensare che lui stesso, in fondo, si è sempre considerato nient’altro che un outsider nel proprio paese.

[Se non riuscite ad aspettare l’8 novembre, trovate un’anteprima su PaperBlog]

* Benedetta Fallucchi, dopo una parentesi di attività nel mondo editoriale, si è dedicata al giornalismo. Collabora con alcune testate italiane e lavora stabilmente presso la sede di corrispondenza romana dello «Yomiuri Shimbun», il maggiore quotidiano giapponese (e del mondo: ben 14 milioni di copie giornaliere).