Novità sul caso Bo Xilai. Il South China Morning Post riporta delle indiscrezioni su un duro scontro avvenuto tra l’ex segretario di Chongqing e il sindaco della città, Huang Qifang. E il New York Times rivela i dettagli della rottura con Wang Lijun. Tutto mentre si attende l’inizio dei processi. Il 22 maggio il South China Morning Post riporta la notizia secondo la quale la saga di Bo era stata preceduta da uno scontro tra le più alte cariche amministrative di Chongqing.
Huang Qifang, il sindaco della città, avrebbe infatti apertamente sfidato la decisione di Bo di cacciare Wang Lijun, allora capo della pubblica sicurezza di Chongqing.
Bo Xilai è stato per mesi al centro di uno degli scandali politici più importanti che si siano abbattuti sul Partito comunista cinese.
Fino agli inizi del 2012 sembrava che Bo, segretario del Partito di Chongqing, avesse davanti a sé una carriera splendente: era infatti in lizza per un posto nel Comitato permanente del Politburo, il più importante organo decisionale cinese.
Poi, il 6 febbraio, il suo braccio destro Wang Lijun si è avventurato nel consolato americano di Chengdu. Una volta uscito, è scomparso di scena. Da allora per Bo è iniziato un vero e proprio disastro politico.
Dapprima ha perso il suo posto come segretario del Partito di Chongqing e quindi quello, ben più importante, che deteneva nel Politburo (faceva infatti parte del gruppo allargato, ma non era uno dei nove membri del Comitato permanente).
Il modello socio-economico che aveva costruito a Chongqing è stato smantellato, e sua moglie è stata accostata all’omicidio di Neil Heywood, cittadino britannico morto in novembre.
E questo ultimo elemento sembra chiudere il cerchio: Bo avrebbe cercato di cacciare Wang proprio perché quest’ultimo voleva investigare il caso Heywood.
Per quanto riguarda i recenti sviluppi, il South China Morning Post riporta le parole di una fonte anonima vicina al sindaco di Chongqing e scrive: “durante un incontro dei membri del Comitato permanente del Comitato municipale, quando Bo ha suggerito di cacciare Wang dal suo posto di capo della polizia, io ho chiesto se non fosse necessario interpellare il governo centrale prima di intervenire”.
Bo non avrebbe affatto gradito tale decisione: “all’improvviso, si è infuriato al punto da sbattere i pugni sul tavolo, prima di attaccarmi verbalmente e ordinarmi di uscire immediatamente. Io ho lasciato la stanza, ed è per questo che non ho votato”.
Il South China Morning Post ha anche intervistato, Chen Ziming un analista esperto di politica cinese.
Secondo Chen, Bo era deciso a proteggere la sua famiglia e sbarazzarsi di Wang dopo l’omicidio di Neil Heywood.
“Bo sapeva bene che per licenziare il capo della polizia aveva bisogno dell’assenso del governo centrale. Ma nella speranza di poter fare di testa sua ha cercato di usare una prevaricazione e superare i potenziali oppositori”.
Secondo quanto riporta il New York Times, la rottura dei rapporti fra Wang Lijun e Bo Xilai era infatti irreparabile.
Il quotidiano di New York racconta infatti come Bo fosse giunto al punto di colpire Wang con un pugno quando quest’ultimo aveva insistito sul caso che coinvolgeva sua moglie.
L’intervento di Xu Ming, Yu Junshi e Ma Biao (tutti e tre conoscenti sia di Wang che di Bo) non sarebbe servito a nulla.
Wang Lijun, intanto, verrà molto probabilmente processato. Il South China Morning Post, in un articolo pubblicato il 21 maggio, scrive che secondo fonti informate sui fatti Wang potrebbe essere processato già agli inizi del mese prossimo.
E’ però molto difficile prevedere l’esito del processo. Secondo Ong Yew-kim, un esperto legale intervistato dal South China Morning Post, è difficile che Wang venga condannato a morte “perchè non ha ucciso nessuno né è stato trovato in possesso di armi”.
“Ma non mi stupirei se ricevesse otto o dieci anni di prigione” ha aggiunto. Non si tratta, in ogni caso, di buone notizie per Bo: il suo processo potrebbe seguire a ruota.
* Michele Penna è nato il 27 novembre 1987. Nel 2009 si laurea in Scienze della Comunicazione e delle Relazioni Istituzionali con una tesi sulle riforme economiche nella Cina degli anni ‘80-’90. L’anno seguente si trasferisce a Pechino dove studia lingua cinese e frequenta un master in relazioni internazionali presso l’Università di Pechino. Collabora con Il Caffè Geopolitico, per il quale scrive di politica asiatica.
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