È tempo di riforme. Forse

In by Simone

Il Quotidiano del popolo ha recentemente pubblicato una serie di articoli sui limiti del potere statale e i diritti dei cittadini. Secondo gli esperti non si tratterebbe di un caso. I vertici politici potrebbero infatti aver trovato un accordo sulle riforme da promuovere al prossimo Congresso del Partito. Dopo mesi di scandali e rovinose caduti di politici locali, in Cina si ritorna a parlare di riforme politiche. È innegabile che il processo di trasformazione del paese abbia visto nella caduta di Bo Xilai, ex potente leader del Partito di Chongqing, una spinta dell’ala più liberale del Partito comunista cinese.

Il Quotidiano del popolo nei giorni scorsi ha avviato una serie di articoli inerenti le riforme politiche da attuare in Cina: diritti delle persone e limiti al potere, la bussola dei governanti cinesi.

Dopo aver riflettuto per anni su sistemi di cambiamenti interni al potere, per la Cina sembra essere giunto il momento dei cambiamenti “di sistema” rilevanti, che secondo gli analisti potrebbero trovare la loro consacrazione nel Congresso del Partito atteso per il prossimo ottobre.

Secondo il South China Morning Post, che ha analizzato i documenti offerti dal Quotidiano del popolo, “la riforma politica sul continente dovrebbe concentrarsi sulla limitazione del potere dei funzionari e la tutela dei diritti delle persone, secondo quanto affermato da un portavoce del Partito”.

Si tratta della seconda “chiamata” del Quotidiano del popolo in tema di riforme, da quanto la nascente stella politica Bo Xilai è stato spazzato via dal potere.

Il portavoce del Partito avrebbe ribadito che il governo centrale si atterrà alla leadership del Partito comunista e non ha alcuna intenzione di copiare il sistema politico occidentale.

Gli articoli infatti toccano i punti chiavi dei contemporanei governi costituzionali: la limitazione del potere del governo e la protezione dei diritti delle persone, compreso il diritto di esercitare un controllo sull’attività di governo.

Secondo il Quotidiano del popolo, il potere e i diritti sarebbero “due facce della stessa medaglia, ovvero la politica democratica”.

Limitare il potere e incentivare la tutela dei diritti della persone farà sì che i cittadini possano diventare “padroni dello stato: la limitazione del potere è il punto di partenza e la fine della ristrutturazione del sistema politico”.

Gli articoli seguono precedenti relazioni sul tema, che erano state messe in piedi dalle tre principali organizzazioni dei media statali cinesi, ovvero il Quotidiano del popolo, la Xinhua – gestite direttamente dal Consiglio di Stato – e il China Youth Daily, gestito dalla Lega della gioventù comunista, “una base di addestramento dei futuri leader cinesi”, nonché feudo politico di Hu Jintao, l’attuale presidente.

Secondo gli analisti, questi articoli e riflessioni sulla necessità di riforme politiche non sono ovviamente casuali: costituirebbero infatti una significativa presa di posizione a confermare che il Partito potrebbe essere arrivato finalmente a un consenso, dopo la tempesta politica provocata dalla caduta di Bo Xilai.

Il termine riforma – ha scritto il South China Morning Postè stato spesso usato per riferirsi esclusivamente alla ristrutturazione all’interno delle istituzioni del governo o allo snellimento della burocrazia”. Adesso invece comincia a essere utilizzato rispetto a cambiamenti “di sistema”.

Il professor Hu Xingdou, un commentatore politico presso l’Istituto di tecnologia di Pechino, ha detto al South China Morning Post, di ritenere che “la maggioranza dei leader potrebbe aver raggiunto un certo consenso sulla necessità di un cambiamento a seguito del caso di Bo: gli ultimi sviluppi potrebbero far pensare che ci saranno alcune iniziative più significative al prossimo Congresso del Partito, il prossimo autunno”.

[Scritto per Lettera 43; Foto Credits: abc.net.au]